Come già illustrato brevemente nel primo incontro, la
scrittura scenica considera importante il testo quanto un oggetto, un gesto,
una relazione corporea sulla scena. Questa valorizzazione degli altri aspetti
oltre al testo - la testa - assume particolare valore a scuola ove la stessa
dominanza cognitivista pur superata dalla ricerca psicopedagogica resiste in un
set che ancora riproduce modelli ottocenteschi di passività e controllo.
A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, con le
neoavanguardie, "la scrittura scenica", diventa elemento centrale
rispetto al ruolo guida del testo letterario che viene considerato estraneo
alla consistenza scenica del linguaggio. In questa prospettiva la
"scrittura scenica" viene praticata dai grandi registi e teorici del primo
Novecento e dagli uomini di teatro del secondo Novecento i quali, con diverse
strategie culturali e in differenti momenti storici, hanno dimostrato di avere
la comune volontà di ricercare un nuovo approccio nei confronti degli elementi
che compongono lo spettacolo. Nel Dizionario del teatro di Patrice Pavis la
scrittura scenica è cosi definita:
"La scrittura (o arte ) scenica consiste nel modo di
utilizzare l'apparato scenico per mettere in scena in immagini concrete – i
personaggi, il luogo e l'azione che vi si svolge. Tale “scrittura” non ha nulla
in comune con la scrittura del testo: essa indica, metaforicamente, la pratica
della messa in scena, che dispone di strumenti materiali e tecniche specifiche
per trasmettere un significato allo spettatore".
Risulta evidente, dunque, che essa sottende una
"intenzione" del linguaggio scenico, un modo di indirizzarlo in una
direzione precisa e pensarlo secondo una certa articolazione.
Il termine "scrittura scenica" é stato introdotto
nel lessico teatrale da Roger Planchon nel 1961. Il regista francese equipara
la scrittura della scena a quella del dramma e addirittura anche a quella del
romanzo, sostenendo che la scena è un testo a se stante che presuppone per la
sua realizzazione una scrittura con una sua logica interna, una sua grammatica,
una sua forma, una sua intenzione.
Per Planchon un movimento, una scenografia, la scelta di un
colore, hanno un valore creativo analogo a quello del testo drammatico nel
delineare il senso complessivo dell'opera teatrale.
Si può dunque parlare di scrittura scenica quando, nella
costruzione del dramma, i codici scenici intervengono in maniera autonoma e in
prima persona trasformandosi da elementi illustrativi in elementi costitutivi
dello stesso, quando l'azione teatrale si sposta dalla pagina alla scena e ciò
che accade materialmente sul palcoscenico non é l'illustrazione di quanto é
prescritto nel testo drammatico, ma è azione essa stessa, primaria e
autoreferenziale, processo operativo e creativo diretto. Praticare la scrittura
scenica vuol dire dare dignità e valore di significato a tutte le componenti
dell'evento teatrale quali spazio, suono, parole, musica, gesto, movimento,
oggetti, affrancandole dalla funzione di essere semplici illustrazioni o
traduzioni di un testo (da Il teatro materiale nella drammaturgia di Samuel
Beckett di Alessia De Martino).
Il TEMPO, come lo SPAZIO il primo giorno, focalizza
l'attività: si sottolinea la nostra interpretazione del tempo, come spaziale,
lineare. Si evidenzia come il movimento sia reale e si accenna, lasciando anche
qui aperta la questione, al tempo come misurazione di movimenti relativi...
Si distingue il movimento del braccio, ad esempio, ed un
filmato del movimento dello stesso braccio. Il braccio quando non è nella
posizione iniziale e finale dove si trova?
Secondo la nostra interpretazione "cinematografica"
della realtà, nei vari istanti...
Dopo un accenno agli argomenti paradossali di Zenone - della
freccia e della gara tra Achille e la tartaruga - ove la freccia non arriva mai
a destinazione e Achille non raggiungerà mai la tartaruga, data la divisibilità
infinita dello spazio, si evidenzia l'apparenza percettiva del movimento nel
cinema (come l'astrattezza del pensiero matematico).
Consegna della mattinata è la scrittura, ambientazione ed
eventuale realizzazione in video di una narrazione (fatta di oggetti, luci,
azioni, vuoto...),
timeline, montaggio.